segunda-feira, fevereiro 06, 2012

Arte, produção e consumo na era da (re)produtibilidade técnica: a Pop e o Minimalismo

Jasper Johns (1930), According to What, 1964. Private Collection

Con la crisi dell'oggetto, del sogetto e del loro rapporto, dei processi di pensiero e delle operazionii techiche con cui l'umanità nel corso della sua storia ha continuamente analizzato e definito i rispettivi valori, si chiude il ciclo storico dell'arte. In tutto il tempo che diciamo storico l'arte è stata il modello delle attività con cui il sogetto faceva oggetti e li poneva nel mondo, al mondo stesso assegnando significato di oggetto e ponendolo così come spazio ordinato, luogo della vita, contenuto della coscienza.
La fine dell'opera d'arte come ogetto coincide con la fine dell'idea che l'oggetto costituisca un valore o, a livello economico, un benne patrimoniale. Era inevitabile che l'arte, come attività produttrice di oggetti-valore, finisse nel momento stesso in cui la società cessava di identificare il valore con ogetti destinati a costituire un patrimonio da conservare di generazione in generazione. Lo sviluppo tecnologico industriale ha portato a sostituire all'oggetto individuato e individuante, fatto dall'uomo per l'uomo, il 'prodotto' anonimo, standardizzato, ripetuto in serie illimitate: ad una società che non connette più l'idea del valore alla realtà dell'oggetto non servono oggetti che siano modelli di valore; il lavoro collettivo dell'industria non può prendere a modello il lavoro individuale dell'artista.
G. C. Argan (1909-1992), L'Arte Moderna. 1770-1970, s.l., Sansoni, s.d. [1970], pp. 679-680

Amanhã, 6 de Fevereiro de 2012, a partir das 15 horas, dá-se continuação à Arte, produção e consumo na era da (re)produtibilidade técnica: a Pop e o Minimalismo. No Salão do Ar.Co, na Rua de Santiago.

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